Il Nichel non sempre è dannoso: facciamo chiarezza

Il Nichel non sempre è dannoso: facciamo chiarezza

L’allergia al Nichel è un problema molto diffuso: si discute se anche il metallo assunto con la dieta possa avere un ruolo nelle reazioni allergiche e se una dieta a basso contenuto di nichel possa avere una qualche utilità nel ridurre i sintomi riportati. Ma il Nichel non è un nemico assoluto del nostro organismo: esso agisce come cofattore per diversi enzimi. Diverse ricerche indicano un suo ruolo nel metabolismo di alcuni ormoni, in quello del glucosio e dei lipidi. Inoltre sembra coinvolto nel mantenimento dell’integrità delle membrane cellulari e della stabilità di DNA e RNA.

Che cos’è il Nichel?

Il Nichel è un elemento chimico ampiamente diffuso nell’ambiente. Si trova un po’ ovunque: nel terreno, nell’aria, nell’acqua. È in gran parte utilizzato per la produzione di acciaio Inox dal quale ne derivano apparecchiature, tegami e porte ecc. Presente anche nei coloranti per oggetti e tessuti, in tinture per capelli e cosmetici. 
Molti cibi contengono Nichel, sia perché alcuni ne sono particolarmente ricchi sia perché viene trasmesso dai contenitori in cui sono conservati. Nel nostro organismo il nichel arriva per inalazione di polveri, per contatto con oggetti metallici o per ingestione di cibi che lo contengono. Una esposizione continuata al metallo può provocare severe reazioni avverse: forme allergiche cutanee o sistemiche.

Perché si diventa allergici al Nichel?

L’allergia al nichel è una risposta impropria del sistema immunitario a fronte della presenza nell’organismo di questo metallo molto diffuso nell’ambiente. La forma classica di un’allergia al nichel è la dermatite allergica da contatto, una malattia cutanea infiammatoria causata da una reazione anomala del sistema immunitario dopo l’esposizione della pelle a questo metallo. Nei soggetti sensibili, il nichel ingerito con l’alimentazione, oltre alle tipiche lesioni cutanee, può causare sintomi gastrointestinali simili a quelli della malattia infiammatoria intestinale (nausea, meteorismo, dolore addominale, diarrea, costipazione). Questo quadro clinico è noto come Sindrome sistemica da allergia al Nichel (SNAS).

Qual è il ruolo dell’alimentazione?

L’utilità di una dieta a basso contenuto di Nichel per soggetti affetti da SNAS è un tema decisamente controverso, per molti motivi diversi. Problemi ricorrenti negli studi che indagano questa particolare dieta sono la difficoltà di selezionare soggetti la cui allergia al Nichel sia stata diagnosticata secondo criteri precisi, la difficoltà di individuare un test di provocazione standardizzato e, soprattutto, la difficoltà di redigere una dieta il cui contenuto del metallo sia decisamente ridotto. L’obiettivo del nutrizionista è quello di recuperare la tolleranza nei confronti del nichel, rieducando il sistema immunitario. Per fare questo è utile seguire inizialmente un’alimentazione che esclude tutti i cibi con alto e medio contenuto di Nichel. La durata di questa alimentazione a basso contenuto Nichel varia in relazione al singolo paziente. Successivamente verranno reinseriti i cibi con medio contenuto di nichel a giorni alterni, e solo dopo che si è evidenziato un reale miglioramento delle condizioni fisiche si potrà effettuare un inserimento degli alimenti che ne sono più ricchi, partendo ovviamente con quantità ridotte. Questo vale in quelle situazioni in cui per esigenza del paziente si è eliminato o drasticamente ridotto il consumo di Nichel, condizione non sempre necessaria. La graduale reintroduzione del Nichel deve essere monitorata dal nutrizionista per evitare banali errori che potrebbero vanificare il percorso effettuato.

Ci sono rischi a seguire una dieta priva di Nichel se non si è realmente allergici?

Una carenza indotta di nichel può determinare problemi di crescita, riduzione del numero di globuli rossi, calo dell’emoglobina, severa riduzione dell’attività di molti enzimi epatici e renali, riduzione dell’assorbimento di ferro e altri metalli e ridotta efficienza del metabolismo a carico di carboidrati e proteine. Non è facile capire come una carenza di nichel possa determinare questi ampio ventaglio di problemi, forse per un coinvolgimento dello ione in processi di regolazione dell’espressione genica, forse per un contributo importante alla stabilità delle membrane biologiche o dei lipidi. Risulta comunque evidente che il nostro organismo ha bisogno di nichel.

Quanto Nichel assumere con l’alimentazione?

A causa della variabilità della quantità di nichel contenuto negli alimenti, non si può oggettivamente indicare un valore soglia di assunzione massima per l’individuo. L’organismo umano richiede circa 100 microgrammi di nichel al giorno. Anche se la letteratura scientifica disponibile non è particolarmente d’aiuto, con tabelle derivanti da studi diversi che riportano valori molto difformi per lo stesso alimento, discrepanze che non possono essere assolutamente considerate trascurabili. In effetti manca propria la definizione di una soglia che permetta di stabilire se un alimento sia da considerare ad alto contenuto di nichel: in studi diversi si va da valori soglia discretamente elevati, con pochi alimenti considerati problematici, a valori estremamente ridotti che invece portano ad includere nelle liste di alimenti da evitare una quantità davvero rilevante di cibi. La mancata definizione di una soglia non è certo segno di trascuratezza, ma è dovuta alla persistente incertezza su quale sia la dose minima di nichel in grado di scatenare una risposta allergica.

Quali sono gli alimenti che contengono più Nichel?

Non esistono alimenti Nichel-free. Proprio per la presenza del nichel nel terreno e nelle acque è doveroso premettere che non esistono cibi, né di origine vegetale né di origine animale, il cui contenuto di nichel è nullo. Tutti gli alimenti che consumiamo ne contengono una concentrazione più o meno significativa. La presenza del nichel nei prodotti alimentari è dovuta a variabili che non sono sempre sotto il nostro controllo. Esso è contenuto negli alimenti sia come costituente biologico che come inquinante. Vi sono, comunque, degli alimenti che presentano un contenuto in media maggiore rispetto ad altri. Tra questi in particolar modo i legumi (soprattutto le lenticchie), la frutta secca, diversi vegetali (come pomodori, broccoli, cavoli, cavolfiori, carote), il pesce (come ad esempio le aringhe), la liquirizia, il tè nero, le patate e gli insaccati. In linea generale è meglio non acquistare i prodotti industriali che sull’etichetta riportano la scritta “grassi idrogenati” perché sono ricchi di nichel.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *